Decreto salva-banche: Carife riparte ma ho alcune perplessità

 

carifeCon l’approvazione del decreto per il salvataggio della Cassa di Risparmio di Ferrara e di altre tre banche, abbiamo finalmente risposte certe rispetto alla crisi del nostro istituto bancario cittadino. La nebbia sul percorso di soluzione della crisi di Carife sembrava diradata, ma nei giorni scorsi era di nuovo calata fino alla definitiva schiarita di ieri.

La banca di Ferrara, e questo è il dato significativo, finalmente riparte e con essa ripartono i suoi lavoratori. Nel panorama politico nazionale e locale sono in molti – e tra questi Cinque Stelle e Lega Nord sono in prima linea –  a voler ignorare questo dato, probabilmente a dimostrazione del fatto che a loro non ha mai interessato la sorte di centinaia di dipendenti e delle loro famiglie. Oltre ai lavoratori, risultano completamente tutelati dal decreto i correntisti e gli obbligazionisti ordinari.

Il Governo italiano non ha sottovalutato la questione di Carife e di altri tre piccoli istituti italiani, ha agito tempestivamente quando è risultato necessario trovando una soluzione che non pesa per neanche un centesimo sulle casse pubbliche e quindi sulle tasche dei contribuenti, ma anzi sollecita l’interesse del sistema bancario nazionale e dei privati.

Ammetto tuttavia di nutrire alcune perplessità rispetto all’andamento ondivago seguito dalla Banca d’Italia. A riprova di ciò si deve constatare che, sebbene lo sforzo maggiore del contributo (la cifra stimata complessiva per le quattro banche è di 3,6 miliardi) risulti a carico del sistema bancario italiano che alimenta il Fondo di Risoluzione, azionisti e obbligazionisti secondari potrebbero pagare un prezzo molto alto. E’ vero che le azioni e le obbligazioni subordinate sono per loro natura esposte al rischio d’impresa, ed è vero che il ricorso ad esse per coprire le perdite è espressamente richiesto come precondizione per la soluzione ordinata delle crisi bancarie dalle norme europee, ma considerato lo specifico percorso ferrarese davvero non vorrei che il definitivo epilogo della vicenda lasciasse, su questo punto, l’amaro in bocca.

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