CASE FAMIGLIA | Dalla Regione giro di vite per garantire maggior sicurezza

 

«Senza regole non si può garantire sicurezza. Le Case famiglia hanno bisogno di leggi ferree e controlli rigorosi». Queste le parole del consigliere Paolo Calvano, che insieme ad altri colleghi in Regione ha sottoscritto l’emendamento collegato alla Legge di Bilancio per fissare precisi paletti nell’avvio e gestione di tali strutture.

 

«Dopo i casi di irregolarità emersi all’interno di case famiglia nel ferrarese e non solo, era urgente predisporre uno strumento normativo chiaro e con meccanismi di controllo rigorosi per evitare il ripetersi di vergognosi abusi su soggetti indifesi come anziani e disabili – spiega Calvano –. Le case famiglia nella nostra Regione stanno registrando un vero e proprio boom, 500 strutture in tutto il territorio regionale per un totale di 2.700 persone assistite. Solo nel ferrarese si registravano a fine 2017 ben 75 strutture. Sono luoghi a bassa intensità assistenziale che possono accogliere fino ad un massimo di sei ospiti e possono rappresentare un’importante realtà di sostegno ai servizi di welfare domiciliari di tutta la Regione, ma va garantita la piena sicurezza e regolarità».

 

Sono diversi i riferimenti normativi con i quali devono confrontarsi le strutture, dalla legge quadro 328/2000 sul sistema integrato di interventi e servizi sociali, alla direttiva regionale 564/2000 per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture, fino alla legge 81/2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

«Già diversi comuni, tra cui Ferrara, si sono dotati di appositi regolamenti per prevenire irregolarità ai danni di anziani e disabili – aggiunge il consigliere dem –. Le strutture possono comunicare l’avvio dell’operatività all’ente locale anche 60 giorni dopo l’inizio dell’attività, anche per questo dalla Regione abbiamo voluto utilizzare la prima opportunità legislativa per emanare un atto normativo che regoli il settore attraverso maggiori garanzie. Dalla certificazione di assenza di condanne penali da parte dei gestori alla possibilità di avviare l’attività solo dopo avere depositato una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) consentendo così un maggiore e migliore controllo da parte degli enti pubblici».

 

Ulteriore aspetto da sottolineare è lo sviluppo di un sistema informativo ad hoc per aggiornare periodicamente l’anagrafe regionale delle case famiglia. «Questo permetterebbe di avere sempre un quadro aggiornato e trasparente sulla qualità delle strutture – conclude Calvano –, e soprattutto sui livelli di assistenza offerti ad anziani e disabili».

 

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