Lavoro
È inevitabile che il tema al centro della politica ad ogni livello sia quello del lavoro. Parliamo della creazione di nuovo lavoro, del rafforzamento della capacità d’impresa e della tutela del lavoro già esistente in Emilia-Romagna,
Sono questi i punti fermi dai quali partire per uscire dalla crisi, ora che qualche spiraglio si inizia ad intravedere.
Il “Patto per il lavoro” promosso dalla Regione Emilia-Romagna, rappresenta un approccio utile per mettere a valore quella qualità delle relazioni che ha da sempre contraddistinto la nostra terra. Un percorso di confronto finalizzato alla condivisione di obiettivi e strumenti utili a ripensare la società dopo la lunga crisi: una consultazione ampia che metta insieme e sullo stesso piano di interlocuzione le istituzioni, il mondo bancario, quello universitario e l’associazionismo. Ognuno deve fare la propria parte: è nel DNA del Partito Democratico dare piena responsabilità e dignità ad ogni soggetto del mondo del lavoro, ciascuno protagonista di un’azione corale e condivisa. Partiamo da basi solide, minate però dalla più grave crisi economica ed occupazionale che si sia mai registrata dal secondo dopoguerra. Il nostro patrimonio sociale, economico e relazionale non va gettato, ma ricapitalizzato mettendo al centro di ogni strategia ed azione la persona.
Innanzitutto i giovani che devono ritrovare nella propria regione l’opportunità di mettere a frutto le loro competenze ed attitudini. Senza dimenticare chi, a prescindere dall’età, è fuoriuscito dal mercato del lavoro ed ora non ha più le skill per poterci rientrare.
Per questo la formazione diventa il modo per garantire l’inclusione, ed insieme il modo per attrarre nuove imprese, attraverso un investimento nel capitale sociale e umano della nostra regione.
L’Emilia-Romagna può tornare a produrre lavoro in tutti i settori dell’economia, dall’agricoltura, alla Green Economy, dalla “rinascita” della manifattura fino ai servizi, con particolare riferimento a quella filiera del turismo che, adeguatamente valorizzata, potrà incidere in doppia cifra sul PIL regionale. L’occasione per fare un nuovo salto di qualità arriverà nuovamente dall’Europa: usiamo le risorse straordinarie dell’Unione Europea non per fare l’ordinario, ma per rafforzare e cambiare strutturalmente la nostra economia.
Rafforzare e cambiare significa anche completare le opere infrastrutturali che da troppo tempo la nostra regione attende, per realizzare pienamente il collegamento con l’Europa e per creare quel sistema intermodale di mobilità metropolitano, di rilievo regionale, che renda l’Emilia-Romagna non una somma di centri, ma un’unica grande città.
Burocrazia
Uno dei problemi più sentiti a qualsiasi livello da ogni cittadino, noi compresi, è la burocrazia. Il problema del dover produrre informazioni, certificati, documenti, spesso ridondanti, ritarda o blocca l’accesso ai servizi, la nascita e la gestione di un’impresa, la partecipazione e lo sviluppo di attività promosse dal volontariato e dall’associazionismo. Il nostro partito può riconoscere i punti di debolezza del sistema burocratico e sviluppare anche grazie alle molteplici competenze interne soluzioni innovative su questo versante.
Inoltre dobbiamo sostenere l’azione delle amministrazioni territoriali nell’affrontare le resistenze culturali e le rendite di posizione dei livelli burocratici. Sosterremo quindi tutte le iniziative promosse dai governi regionale e nazionale per eliminare enti, strutture, posizioni dirigenziali e procedimenti che non abbiano un’utilità effettiva, diretta o indiretta, per la cittadinanza.
Legalità
La creazione di nuovi posti di lavoro e lo snellimento della burocrazia non possono però prescindere da un aspetto a loro strettamente legato: quello del rispetto della legalità e della lotta alla corruzione e alle mafie.
La “diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni” come ha detto il Presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento, è una malattia anche per l’Emilia-Romagna. Una malattia che ha già lasciato ferite nella nostra terra, cicatrici indelebili che ci saranno da monito per mettere in atto ogni azione di prevenzione affinché il nostro sistema immunitario diventi sempre più forte a riconoscere e contrastare fenomeni criminali.
I dati più recenti messi a disposizione della Direzione nazionale antimafia ci dicono che la mafia uccide sempre meno, ma compra e paga sempre di più. I motivi sono abbastanza banali: mentre i vecchi metodi violenti provocano allarme e condanne pesanti, con le tangenti si rischia pochissimo. Basti pensare che a inizio 2015 degli oltre 60mila detenuti nelle carceri italiane, solo poco più di 500 erano stati arrestati per reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato). I clan hanno a libro paga funzionari e politici e distribuiscono mazzette per infiltrarsi negli appalti pubblici. Abbiamo sbattuto anche noi, in Emilia-Romagna, contro questo malaffare.
Dobbiamo quindi armarci di tutto ciò che ci può essere utile contro l’espansione di un fenomeno tanto violento. Agiamo per l’inasprimento delle sanzioni, per gare d’appalto pubbliche che eliminino ogni forma di assegnazione al massimo ribasso, e parallelamente agiamo per formare tutti i nostri amministratori locali affinché sappiano vigilare e agire concretamente per stringere il più possibile le maglie entro cui la mafia possa infiltrarsi.
Integrazione
Il tema dell’immigrazione non può essere taciuto. Sicuramente le politiche macro che incidono sull’accoglienza, sulla gestione e sull’integrazione degli stranieri non possono essere affrontate solo al livello regionale. Anzi, neppure a quello nazionale.
In ogni tavolo di discussione dobbiamo farci promotori di una presa in carico della gestione dei flussi immigratori dalle Istituzioni sovranazionali, a partire dall’Unione Europea. Ma a livello regionale abbiamo il compito di definire un quadro comune entro il quale coordinare le nostre amministrazioni locali.
Il PD non è né un partito buonista, né un partito che cerca consensi elettorali sulla pelle di chi lascia la propria terra perché vuole costruire il proprio futuro nel nostro Paese. È un partito che fa dell’accoglienza e della solidarietà principi fondanti, allo stesso modo dell’equità e della legalità. Di fianco alla parola “diritti” mettiamo sempre la parola “doveri” e riempiamo entrambe di significati e di azioni concrete e comuni per chi vuole dare valore alla parola cittadinanza.
Ambiente e territorio
Le politiche ambientali non sono un problema di pochi né tantomeno un tema etico, sono una opportunità di valorizzazione del territorio e di crescita economica; in quest’ottica il PD deve mettere al centro delle proprie politiche l’ambiente, come opportunità per creare nuovo lavoro.
La Green Economy è da anni ormai un settore in forte crescita, sia in termini di fatturato che di posti di lavoro. Un piano strategico per incentivare nella nostra regione le competenze in questo ambito e di aiuto a start-up è importantissimo e rappresenta certamente un’occasione per creare nuova e buona occupazione.
Valorizzare l’ambiente e adattare a tal fine il sistema economico regionale, rappresenta una grande opportunità.
Utilizziamo la legge sul sistema integrato dei rifiuti per dar vita ad un approccio sistemico, che miri a ridurre i rifiuti, ad incentivare la raccolta di qualità e quindi il riciclo, ad applicare la fiscalità ambientale e la tariffazione puntuale. L’obiettivo è duplice: creare nuove filiere produttive da un lato, arrivare ad azzerare le discariche e a ridurre in modo progressivo gli inceneritori dall’altro. A questi obiettivi devono conformarsi le aziende pubbliche che operano sul territorio e per questo va rafforzata la funzione di controllo della Regione sul sistema dei servizi pubblici locali. È quindi necessario trovare gli strumenti amministrativi e normativi per potenziare Atersir, per renderla una agenzia più autonoma e adatta alle nuove sfide.
Dobbiamo ripensare il nostro territorio, per renderlo più sicuro, a partire dalle azioni di contrasto al dissesto idrogeologico. Da una parte rafforzare l’attività di controllo da parte degli enti preposti, dall’altro lavorare ad una legislazione che renda possibile in modo ancora più rapido la tutela del territorio da parte dei Comuni e degli operatori privati. Tutto ciò può essere possibile agendo in modo incisivo e coraggioso sul contrasto al consumo di suolo, come elemento di prevenzione e tutela e puntando in modo deciso a “costruire sul costruito”, attraverso nuovi progetti di rigenerazione urbana e di riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato. Immaginiamo anche meccanismi che premino le realtà che promuovono o incentivano progetti di rigenerazione urbana.
Valutiamo con attenzione le politiche che incidono sulla mobilità, in particolare quelle che definiscono progetti di ammodernamento o realizzazione di nuove infrastrutture. In un’ottica di sostenibilità, economica ma anche e soprattutto ambientale, il PD deve essere in prima linea nella riscrittura del Prit (Piano regionale integrato e dei trasporti, il principale strumento di pianificazione con cui la Regione Emilia-Romagna stabilisce indirizzi e direttive in materia di mobilità e reti di trasporto). Nella definizione delle priorità diamoci l’obiettivo di realizzare opere che siano utili a migliorare la qualità, non tanto la quantità, dei collegamenti.
La questione ambientale non si affronta solo sul versante legislativo, ma anche su quello culturale, ecco perché introdurre l’educazione ambientale e la lotta allo spreco nei percorsi scolastici, diventa fondamentale per essere pronti alle sfide del futuro. Promuoviamo iniziative e proposte in collaborazione con le numerose associazioni che si occupano di queste tematiche, facendo dell’ambiente una grande occasione di sviluppo e valorizzazione della nostra terra.
Welfare e sanità
L’universalità dell’accesso ai servizi: ecco il punto centrale dell’azione del Partito Democratico in tema di welfare e sanità nella nostra regione. Questa è una terra che si è storicamente contraddistinta per la qualità dei servizi erogati indistintamente a tutti i cittadini.
Dall’Emilia-Romagna sono stati presi a modello sistemi gestionali replicati e declinati in tutto il resto del Paese. La qualità dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria della nostra regione è stata sempre un elemento di eccellenza, che va innovato e rafforzato proprio per garantirne quella qualità.
La forza della nostra comunità politica è stata anche quella di saper unire sforzi e pubblici e privati per garantire servizi di eccellenza e disponibili a tutti. Il pubblico non ha mai abdicato al suo ruolo, come in altre regioni, ma ha ricercato nel privato quella complementarietà utile a rendere più efficace il sistema. La strada è pertanto già tracciata e su questa proseguiremo, ripensando e rinnovando il sistema, anche a fronte di minori risorse disponibili, ma senza mai abbandonare la garanzia irrinunciabile dell’universalità dei servizi.
La diminuzione delle risorse va fronteggiata innovando il sistema attraverso forme di riorganizzazione che puntino anche a ridurre i costi amministrativi e di struttura del sistema sanitario, per dirottare quanto risparmiato sui servizi di cura e assistenza.
Oggi chiediamo un presidio pubblico attento e puntuale in questi settori strategici. Un presidio che abbraccia l’erogazione diretta dei servizi socio-sanitari e la regolamentazione attenta della gestione privata.
È infatti imprescindibile un rapporto sinergico con il Terzo settore. Un’azione integrata attraverso la quale costruire reti sociali, anche informali, a sostegno di situazioni di fragilità e al fine di prevenire il disagio sociale. Pubblico e privato in tale logica devono condividere e concertare obiettivi e standard qualitativi; il pubblico ha in più l’onere e la responsabilità di definire gli indirizzi e le politiche di controllo.
Su quest’ultimo fronte rivendichiamo la necessità di far dialogare le aziende sanitarie e ospedaliere, le università che preparano i medici e i professionisti della cura alle persone e gli amministratori locali per realizzare una comunione di intenti che non dia spazio ad interessi particolari. Liberi da qualsiasi idea pregiudiziale, diamo forza all’innovazione anche in questo campo per riaffermare la centralità dei bisogni di cittadini e famiglie.
Scuola
La scuola è il motore per costruire la società della conoscenza. Il progresso civile, sociale ed economico di una comunità dipende da quanto la scuola riesce davvero ad essere al centro di un’azione politica integrata con gli enti locali, l’associazionismo e l’impresa.
Il dato più preoccupante che viene rilevato dalle indagini Ocse è quello che vede l’Italia distinguersi per l’enorme divario, nei risultati, tra gli studenti avvantaggiati sotto il profilo socio economico e quelli delle fasce più deboli.
L’Emilia-Romagna, nonostante si collochi ad un livello migliore rispetto al contesto nazionale, evidenzia una fascia significativa di studenti –in particolare quelli che frequentano gli istituti professionali– che possiedono competenze inadeguate per far fronte alle nuove richieste degli ambiti lavorativi. Questa situazione è il frutto di un divario di partenza che inizia nella scuola elementare e si consolida nei gradi scolastici successivi.
Una scuola che vuole puntare sul merito non può che partire ad attivare azioni che abbattano le disuguaglianze, consentendo a tutti di avere le stesse condizioni di partenza.
L’impegno che deve caratterizzare la nostra azione deve essere quindi quello di rafforzare un sistema educativo che coniughi la capacità di generare e trasferire le più alte competenze con la capacità di includere e favorire la mobilità sociale contrastando l’abbandono scolastico.
La nostra regione ha sempre agito sul diritto allo studio e sul contrasto alla dispersione, permettendo una più ampia scolarizzazione; sono azioni che vanno potenziate a partire dalla scuola primaria e secondaria di primo grado.
La riduzione delle risorse a disposizione del sistema scolastico rischia di condizionare le politiche di inclusione e di integrazione scolastica che andrebbero, al contrario, incentivate per garantire i diritti di ogni alunno.
Occorre, inoltre, dare nuova dignità al valore dei docenti e del loro ruolo sociale valorizzandone la professionalità e puntando su attività di formazione continua.
Particolare attenzione andrà posta alla costruzione di quei percorsi che dovranno realizzare la riforma «zero-sei»: un’azione che ridisegni il sistema dei servizi integrati dell’infanzia e la scelta del nido quale servizio educativo, non più a domanda individuale. L’obiettivo è quello quindi di inserire in un sistema integrato di educazione e istruzione i nidi e le scuole dell’infanzia attuali per garantire il diritto delle bambine e dei bambini alla pari opportunità di apprendimento.
Università e ricerca
La regione Emilia-Romagna è stata in grado storicamente di attrarre studenti da tutto il Paese anche grazie agli importanti investimenti regionali sulle politiche di formazione, diritto allo studio e welfare.
La nostra regione si è caratterizzata per aver saputo creare un rapporto proficuo tra le aziende e la ricerca, favorendo i processi di integrazione ed interscambio tra il mondo scientifico con quello delle imprese.
Concretizziamo un maggior coordinamento e una più efficace programmazione regionale degli obiettivi che ricerca e istruzione secondaria devono poter conseguire in un processo di condivisione con le realtà territoriali.
L’attuale situazione economica impone, inoltre, una rinnovata riflessione di quelli che sono i diritti degli studenti.
In questo senso, la campagna di ascolto e di confronto University.lab promossa dal Partito Democratico nazionale rappresenta l’occasione per riattivare un incontro e confronto –anche a livello regionale– con gli operatori del settore e le rappresentanze studentesche per analizzare i nuovi bisogni, condividere le buone prassi fino ad oggi attuate e costruire le strategie future.
Un lavoro di prospettiva che veda nell’innovazione, nelle tecnologie, nella professionalità e nella ricerca i cardini di ogni azione e nel merito il principio guida per agire anche nelle politiche di reclutamento e di valutazione sia dei progetti che dei docenti.
Cultura e innovazione
L’Emilia-Romagna investe in cultura e trae benefici, anche economici, dal suo consolidato sistema di produzione culturale, dal turismo che assieme ad esso si sviluppa e dalle sinergie che i territori sviluppano per mantenere fitta e solida la rete del sapere, dell’arte e della conoscenza.
Continuiamo ad investire in questo settore strategico e per promuovere la cultura dell’innovazione e della comunità “smart”.
In Emilia-Romagna possiamo osare e immaginare guardando avanti. Investiamo sull’alfabetizzazione digitale per amministratori e funzionari locali, così come per i cittadini, teniamo aggiornate e condivise le agende digitali dei nostri territori e degli enti locali, promuoviamo le azioni che mirano a rendere più veloce e libero l’accesso alla rete e alle informazioni: anche questo è un modo per abbattere asimmetrie informative e sociali e per promuovere la partecipazione alla vita della comunità. Diamo garanzie alle aziende che in Emilia-Romagna investono a loro volta in innovazione, alle imprese creative e quelle digitali.
Anche in questo settore le eccellenze emiliano-romagnole sono riconosciute in tutto il mondo e sono sinonimo di qualità. Pensiamo alla Wellness Valley, ma non solo: abbiamo un patrimonio di imprese che innovano e creano lavoro. Sono una fonte di ispirazione per chi ha l’audacia di fare impresa di qualità. Politica e istituzioni devono essere impegnate affinché si concretizzino opportunità per chi vuole partire da una buona idea e percorrere un percorso ambizioso.
Diritti e parità
Rafforziamo il percorso che abbiamo intrapreso anche a livello nazionale, il confronto aperto e laico sui temi che porti a realizzare politiche che diano piena cittadinanza agli individui. Non rincorriamo nessuno, arriviamo insieme alla società anche sulle questioni che fino ad oggi abbiamo considerato tabù. Il confronto è l’unità di misura, ma andiamo oltre ad una discussione che sia solo fine a sé stessa e non chiudiamo mai “il discorso” poiché la società evolve e muta e noi abbiamo il dovere di evolvere e mutare insieme ad essa.
Il Partito Democratico vuole rappresentare la società proprio nella sua complessità e nel suo pluralismo di bisogni, di istanze, di opportunità. Per farlo ha bisogno di essere una comunità di donne e uomini pienamente immersa nella realtà di un tempo condizionato dalla crisi economica e da profondi mutamenti che devono essere interpretati con lungimiranza e profondità.
In questo contesto la dignità delle persone, i diritti civili e di cittadinanza, le garanzie costituzionali costituiscono solide basi di orientamento per agire nell’interesse di una società più equa e giusta, ispirata all’armoniosa convivenza tra diritti e doveri, competitività e solidarietà, individui e collettività. L’inclusione sociale passa attraverso politiche di contrasto a tutte le discriminazioni e contro ogni abuso, con particolare attenzione alla protezione dei minori per non comprometterne la crescita e il futuro.
Il Partito Democratico regionale, attraverso la propria articolazione territoriale, può costituire un facilitatore nella riflessione sui temi sensibili che attengono allo status delle persone per una sintesi sempre più avanzata.
Una legislatura costituente
Il combinato disposto della nuova legge costituzionale e della “riforma Delrio” porterà ad un inevitabile ripensamento delle funzioni delle Regioni. Dobbiamo pertanto farci carico di una legislatura costituente che abbia la stessa ambizione della prima legislatura regionale dell’Emilia-Romagna che fu guida per tutte le altre regioni su come interpretare il loro nuovo ruolo.
Il superamento degli assetti consolidati fino ad oggi rappresenta una sfida per quel riformismo emiliano-romagnolo che mai si è accontentato dello status quo e che sempre ha puntato a migliorarsi e a proporsi come modello per gli altri.
La sfida del nuovo regionalismo. Anche laddove abbiamo governato bene, come in Emilia-Romagna, dobbiamo saper essere i protagonisti del nostro cambiamento. Cambiamo noi stessi prima che ci cambino gli elettori.
Il cambiamento va inquadrato dentro una base valoriale di riferimento. Il riformismo è coraggio e innovazione, significa cercare soluzioni rinnovate dentro un’idea di Stato, di regole ed entro un sistema etico rispetto al quale bisogna essere intransigenti.
Cambiare l’Emilia-Romagna significa ripensare la nuova frontiera del regionalismo. Un regionalismo che verrà riscritto nella Costituzione, ma che noi dobbiamo interpretare con quella capacità di essere avanguardia che ci ha sempre caratterizzato.
Va innanzitutto ripensata la governance. Le competenze legislative che cambiano porteranno con sé la necessità di ridisegnare la struttura organizzativa e politica della Regione. Sempre meno Comuni, sempre più fusioni ed Unioni di Comuni. Niente più Province, sempre più Città Metropolitana e Aree Vaste. È questa la direzione intrapresa.
La struttura istituzionale così individuata ci costringe a ripensare il ruolo della Regione. Una Regione che regola, comunque prossima alle comunità locali e che diventa di stimolo ad inedite e più ambiziose forme di integrazione territoriale. Integrazione dentro le Aree Vaste e integrazione fra le Aree Vaste.
La Città Metropolitana e il superamento del policentrismo. Bologna che diventa Città Metropolitana determina necessariamente il ripensamento di un sistema policentrico oggi non più sostenibile, ma soprattutto privo di quella efficienza ed efficacia che, a prescindere dalla sostenibilità economica, deve essere principio cardine della programmazione e della pianificazione territoriale.
Dobbiamo superare i tabù per vincere la sfida del cambiamento.
Dalla Regione policentrica ad una Regione che si fa città.
E allora la prima sfida è integrare, garantendo comunque l’universalità e la fruibilità dei servizi.
E allora la prima sfida è sui trasporti e sulla mobilità: un moderno sistema aeroportuale, ad esempio, può essere rappresentato anche da un unico hub che diventa raggiungibile rapidamente da ogni luogo della regione. Per fare ciò occorre una efficientissima rete di collegamento ferroviario: l’alta velocità dalla Romagna a Bologna diventa in tal senso una priorità. Così per gli aeroporti, così per il sistema delle Fiere.
Superare il policentrismo significa anche dare trasversalità territoriale alle politiche regionali. Offrire politiche coerenti per le specificità che l’Emilia-Romagna ha: dalla montagna alla costa, dalla città metropolitana al sistema delle città d’arte e cultura, dal Po al sistema della mobilità idroviaria.
La modifica degli stessi strumenti di programmazione territoriale potrebbe rappresentare una grande occasione per reimmaginare insieme alle comunità locali la nostra regione.