Un partito europeo ed europeista
Una delle più grandi innovazioni che la politica ha saputo condurre negli ultimi vent’anni è stata l’ingresso dell’Italia nell’euro. Una scelta fortemente voluta e sostenuta dal centrosinistra e che in questa fase storica va ulteriormente rafforzata. Gli stati uniti d’Europa rappresentano una frontiera alla quale ambire e per la quale agire ogni giorno, spronando ad un cambiamento delle politiche europee –cosi come sta facendo il Governo– nella direzione di un’Unione Europea che faccia della crescita e della coesione il proprio obiettivo. Un’Europa che sia di chi innova e non di chi vuole conservare, un’Europa che si occupi non solo di sostenibilità dei bilanci, ma soprattutto del benessere dei propri cittadini.
Il Partito Democratico dell’Emilia-Romagna, al pari di quello nazionale, deve essere quindi un grande partito che sappia “pensare europeo”, che sappia confrontarsi con i partiti principali del PSE, promuovendo insieme la costruzione di una nuova classe dirigente europea.
Inclusione, partecipazione, coinvolgimento
Un partito aperto e inclusivo, nel quale nessuno deve sentirsi ospite. Aperto ed inclusivo verso coloro che ne vogliono essere partecipi, verso tutto quel mondo che sta fuori dal Partito Democratico, ma lo guarda con rispetto e fiducia. Accoglienti verso chi, dentro al Partito Democratico, ci sollecita e ci offre stimoli dai quali trarre energia da indirizzare al cambiamento. Con la giusta sensibilità per capire chi invece non ha più voglia di partecipare e aspetta un segnale per tornare ad essere parte della nostra comunità politica.
Includere con l’obiettivo di far partecipare. Coloro che nelle tornate congressuali e nelle fasi elettorali, come coloro che popolano e animano i nostri Circoli, devono sentirsi partecipi delle decisioni del partito e soprattutto della formazione del suo pensiero e del suo modo di essere.
Iscritti ed elettori che dobbiamo consultare anche in forme nuove, usando al meglio le tecnologie della comunicazione, e al contempo facendo vivere in modo innovativo i luoghi più tradizionali del confronto.
Partecipazione intesa quindi come crescita collettiva: alla dedizione di tanti iscritti e volontari, occorre rispondere riconoscendo loro piena cittadinanza, pieno protagonismo.
Un partito grande che vuole pensare in grande, non può non essere consapevole di una pluralità di pensiero e di sensibilità che convivono al proprio interno. Quella pluralità è un’inestimabile ricchezza che va fatta vivere e messa a valore, evitando però quelle cristallizzazioni che trasformano le sensibilità in correnti, utili più per i posti che per la formazione del pensiero.
Dobbiamo essere un coro dove le diverse voci concorrono insieme all’armonia.
Per fare questo dobbiamo uscire dalla trappola del “con chi stai”. A chi vuole entrare o a chi è già dentro, chiediamo innanzitutto che idee ha, non con chi sta.
È il riconoscimento in un comune sistema di valori che deve farci sentire tutti parte della stessa comunità. È ciò che si aspettano i nostri elettori e che ci chiedono ogni volta che ne hanno la possibilità.
L’etica politica, dentro un sistema di valori forte e inflessibile
La superiorità morale non si acquisisce per eredità né può essere riconosciuta a prescindere. Va dimostrata ogni giorno, attraverso comportamenti coerenti con quei valori di onestà, rettitudine e disciplina che i cittadini ritengono imprescindibili in chi ha l’ambizione di volerli rappresentare.
Dobbiamo essere in prima linea nella lotta alla corruzione, perché più di ogni altra cosa la corruzione distrugge la credibilità della politica e delle istituzioni, ne mina le fondamenta.
Il Partito Democratico, per primo in Italia, si è dotato di un codice etico come appendice al proprio statuto. In quella carta troviamo molte delle risposte che, troppo spesso, abbiamo imparato a porci da quando abbiamo fondato il nostro partito. Lì c’è scritto come dobbiamo essere. Il salto di qualità, adesso, sta nel far diventare quelle regole di comportamento la base di ciò che vogliamo essere.
Dalle indicazioni sul comportamento da adottare anche nei casi più eclatanti e imbarazzanti della storia del nostro partito cerchiamo ora di descrivere i comportamenti onesti, virtuosi e sobri che seguiamo nella gestione interna del PD come nella gestione della cosa pubblica. Rendiamo conto delle nostre azioni e chiediamo conto ai nostri come agli altri. Recuperare credibilità è necessario perché ce lo chiedono, ma è indispensabile perché lo vogliamo.
Lavoriamo con sobrietà, senza desiderare più di quanto non sia necessario. Se lo farà la politica –il PD in primis– lo potremo chiedere serenamente a tutti gli altri. Esibiamo e pretendiamo il rispetto delle regole: non sono quelle che ci mancano. E le regole che ci diamo, proviamo ad essere i primi a rispettarle.
Se vivremo tutti il nostro impegno ed il nostro ruolo, qualunque esso sia, con responsabilità, allora renderne conto non ci peserà ma anzi sarà davvero motivo di orgoglio e soddisfazione.
Innovare le nostre forme di “radicamento”
Il radicamento territoriale ha da sempre caratterizzato il nostro DNA, consentendoci di avere un valore aggiunto rispetto a qualunque altra forza politica e di essere un punto di riferimento costante in ogni realtà territoriale, dalla più piccola alla più grande.
Questo valore aggiunto non va disperso, ma va innovato e rinnovato.
Un’organizzazione territoriale che deve necessariamente adattarsi agli importanti mutamenti istituzionali in atto. I luoghi di decisione istituzionale sono cambiati: ai singoli Comuni si affiancano sempre più le Unioni di Comuni, è nata la Città Metropolitana di Bologna e le Province saranno prossime al superamento con i nuovi ambiti di Area Vasta. Queste sono tutte innovazioni che non possono non portare con sé anche un cambiamento nell’organizzazione del partito nel territorio.
Luoghi di discussione politica che quindi siano conformi ai luoghi di decisione istituzionale, per rendere più pregnante e sensata la prima, e più efficace la seconda.
Un’organizzazione reale che non può non contemplare anche forme avanzate e innovative di organizzazione virtuale. La rete e i social network non possono essere un’appendice indispensabile solo perché è in questa direzione che si sta andando, ma devono diventare un altro degli strumenti attraverso i quali creare la nostra comunità politica, allargandola e rendendola “open”.
Il radicamento deve essere inteso come capacità di apparire ed essere vicini, di saper interpretare i sentimenti e le opinioni che ci sono fra i cittadini, di essere per loro un punto di riferimento. Essere radicati significa essere un’istituzione al servizio della società civile, un luogo di incontro, di formazione all’impegno civico, di democrazia deliberativa, aperta a tutte le persone interessate.
Il radicamento cosi inteso passa quindi in modo importante anche per la nostra azione amministrativa in tutti i comuni, dai più piccoli alle città capoluogo. In tal senso i nostri amministratori sono un elemento centrale della “comunità democratica”, che possono dare un contributo fondamentale alla formazione del pensiero del partito sulle tematiche che più hanno a che fare con la vita quotidiana dei cittadini.
Circoli, amministratori a tutti i livelli, parlamentari: dobbiamo essere capaci di mettere insieme, a partire dalla nostra regione, quella filiera amministrativa che può consentire al partito, largamente inteso, di mettere in atto una strategia di sviluppo coerente, dal più piccolo dei Comuni fino al governo nazionale.
Innovare la nostra organizzazione per rinnovare la nostra comunità: una bellissima sfida che tocca a noi, orgogliosi di ciò che abbiamo, ma consapevoli che va trasformato se lo vogliamo salvaguardare.
Una nuova governance
La riforma costituzionale e la riforma Delrio impongono il ripensamento del ruolo della Regione, così come dei livelli amministrativi locali. L’Emilia-Romagna vuole interpretare un ruolo da protagonista nel processo di ristrutturazione dell’assetto istituzionale nazionale; allo stesso modo anche il Partito Democratico regionale può e deve ritagliarsi un ruolo di primo piano rispetto alle altre realtà territoriali nazionali.
Il processo di revisione della governance che istituzioni e organizzazioni di rappresentanza stanno compiendo non può lasciare indifferente il Partito Democratico e la sua organizzazione interna. I circoli di territori interessati da fusioni e unioni, così come i circoli e le unioni territoriali dei territori che sono interessati dalla Città Metropolitana e da aggregazioni di Area Vasta ripenseranno necessariamente, laddove non lo stanno già facendo, i propri assetti e le proprie strategie di collaborazione e condivisione. Occorre costruire livelli decisionali del partito coerenti con i nuovi livelli decisionali delle istituzioni (un esempio ce lo sta già dando il PD della Romagna).
Più sinergia e un ripensamento del partito, con rispetto dell’autonomia dei singoli territori, sono meccanismi che consentono alla macchina del Partito Democratico di girare con efficienza e di dare impulsi alle policies dei livelli amministrativi ed istituzionali.
Circoli aperti in un partito aperto
A partire dalla sua base formata dai Circoli, il PD deve essere davvero un soggetto aperto, predisposto all’accoglienza e al dialogo con altri soggetti attivi sul territorio. Per esserlo, il punto da cui partire e che in molte realtà della nostra regione è già consolidato, proponiamo la condivisione degli spazi di ritrovo.
Creiamo una rete di “Circoli aperti”, mettiamo a disposizione delle associazioni, di organizzazioni e reti di persone le sedi di cui il PD dispone: dall’uso del medesimo spazio è naturale passare allo scambio di opinioni e di idee. Potremo dialogare con molteplici realtà che insistono nello stesso territorio dei Circoli e al contempo potremo rafforzare la presenza sul territorio: la partecipazione al processo democratico e di formazione di idee che vogliamo per il nostro partito passa anche dal favorire la vita e la partecipazione al dibattito di realtà esterne ad esso.
Le feste dell’Unità: il popolo democratico che sta insieme e si diverte
La politica deve tornare anche a saper coinvolgere e divertire. Nella nostra regione le Feste dell’Unità sono state non solo un modo per finanziare dal basso l’attività del partito, ma anche una grande occasione per fare comunità e creare socialità. Rappresentano da sempre un’occasione per riunire il popolo democratico, consentire il confronto politico, far avvicinare per la prima volta giovani o nuove persone che attraverso le feste conoscono il partito e magari decidono di entrare a farne parte.
Un modo per stare insieme, per far sì che la politica possa anche essere divertimento. Ci sono formule ormai consolidate e vincenti, altre da rivedere, formule nuove da inventare, consapevoli di poter contare su un patrimonio di volontari e volontarie che non può essere disperso e che va al contempo coinvolto e valorizzato.
I Giovani Democratici
I Giovani Democratici rappresentano un ponte indispensabile per allargare le maglie del Partito Democratico.
In questi anni, da quella realtà sono arrivate sollecitazioni importanti, che in questo Congresso regionale sono emerse in modo chiaro e forte. Quei giovani hanno evidenziato tematiche nuove e hanno contribuito alla formazione del pensiero del Partito Democratico. Nello stesso tempo, stanno emergendo personalità forti e generose di ragazze e ragazzi che sono un grande patrimonio per il PD, indispensabili per la sua crescita, e non solo come articolazione organizzativa.
La Conferenza delle Donne Democratiche
Le Conferenze regionale e provinciali delle Donne Democratiche hanno dato un forte impulso al partito per trattare aspetti fondamentali per chiunque si riconosca nei valori del Partito Democratico. Continuiamo a sostenere con forza il loro operato, mettiamo la Conferenza delle Donne Democratiche a tutti i livelli nella condizione di poter discutere e proporre iniziative che rafforzino pari diritti e pari dignità per le cittadine e i cittadini.
Presenza femminile nei luoghi della decisione, medicina di genere, occupazione femminile, prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne e agli stereotipi sessisti costituiscono una piattaforma di obiettivi da perseguire con una convinta azione politica, in sintonia con l’impegno del Governo regionale per l’attuazione della legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere, alla cui costruzione le Conferenze hanno contribuito in modo sostanziale.
Un nuovo modello di adesione: l’Albo degli elettori a partire dall’Emilia-Romagna
Le primarie sono e continuano ad essere un tratto caratterizzante dell’identità del Partito Democratico e quindi una delle modalità principali per la selezione della classe dirigente. Troppo spesso però sono diventate un rifugio per l’incapacità dei gruppi dirigenti di prendere delle decisioni, una sorta di atto di deresponsabilizzazione da parte di chi ha l’onere e l’onore di decidere.
Dobbiamo mettere in sicurezza questo strumento. Ogni volta che emergono limiti organizzativi o politici di questa forma di partecipazione si rischia che esso venga irrimediabilmente messo in discussione nella sua interezza.
È opportuna la valutazione di quali siano i casi più significativi ed efficaci nell’utilizzo delle “primarie aperte” per la selezione della classe dirigente. Le sollecitazioni che giungono sono quelle di prevederle per l’elezione del segretario nazionale del Partito e dei vertici amministrativi monocratici (sindaci e presidenti), di valutarne caso per caso l’utilizzo quando debbano essere selezionati i candidati alle elezioni in cui sia previsto il voto di preferenza (parlamentari, consiglieri regionali e comunali), riservando la partecipazione al voto dei soli iscritti per la selezione dei vertici di partito: oltre ai segretari di circolo e delle unioni provinciali/territoriali – come già previsto dagli Statuti nazionale e regionale – anche per l’assemblea e il segretario regionale.
Sono questioni che vanno affrontate con le opportune modifiche allo Statuto nazionale e regionale.
Perciò è arrivato il momento di dare sostanza e regolamentare l’Albo degli elettori del PD, a partire dalle possibilità che offre l’essere un partito federale. Un albo da aggiornare periodicamente e che –insieme all’Anagrafe degli iscritti– ci consenta di comunicare all’interno e all’esterno quanti sono gli aderenti del PD, e quanti e quali sono quelli che facendone parte potranno partecipare alla vita democratica del partito, a partire proprio dalle primarie.
Si dovrà poi – anche modificando le norme dello Statuto regionale – ridefinire i diritti e i doveri di “iscritti” ed “elettori”, con l’introduzione di nuove forme di partecipazione, coinvolgimento e di accesso a servizi utili a migliorare la qualità dell’impegno politico degli aderenti al PD.
Formazione: per una politica fatta con professionalità
Molti amministratori e amministratrici del centrosinistra hanno una storia che è iniziata dalla loro militanza o comunque dall’impegno nel PD (o nei partiti che hanno aderito al progetto del PD). Questo ci porta a dire quanto sia ancora fondamentale il partito come soggetto capace di formare classe dirigente.
Non possiamo però avere la supponenza di pensare di essere l’unico soggetto politico capace di fare questo. Oggi molti giovani, donne e uomini, si formano attraverso un impegno “pubblico” e sociale che può partire dal proprio quartiere, dalla scuola o dall’università, da una associazione di volontariato o da un movimento tematico o locale. È fondamentale, al fine di non chiuderci in noi stessi e quindi di creare noi stessi dei limiti alla nostra azione, capire che il partito non esaurisce la rappresentazione sociale della realtà.
Premesso ciò, dobbiamo comunque sentire il dovere di creare tutte le condizioni per formare coloro che hanno potenzialità, voglia e ambizione per intervenire nel dibattito politico fino a ricoprire ruoli pubblici, dal consigliere di quartiere al parlamentare.
Consapevoli che occorre andare oltre il professionismo della politica, ma altrettanto consapevoli che non si può fare politica senza professionalità, ripensiamo il nostro partito dal suo interno.
Il primo antidoto contro il populismo e il conformismo è lo studio.
Se questo vale per qualunque cittadino, diventa vitale quando si voglia diventare amministratori o dirigenti di partito, donne e uomini pubblici capaci. In quel caso, la formazione permanente è indispensabile.
Una delle nostre risposte a questa esigenza sarà la Scuola di Politica regionale, che parta dalle belle esperienze fatte a livello territoriale e si rapporti con tutti gli altri soggetti, interni o esterni al partito, costituendo uno strumento a disposizione di tutti, utile alla formazione personale, alla costruzione della cultura del Partito Democratico e alla condivisione della conoscenza.
Ma anche la stessa attività quotidiana nei Circoli può essere una palestra importante, per entrare in contatto con la propria realtà locale, conoscere le dinamiche di gruppo, condividere le scelte ed imparare a decidere: questa è una dimensione che dobbiamo sviluppare al meglio, aprendola a tutti coloro che hanno voglia di dedicare anche solo un minuto della loro giornata al partito a cominciare da questo primo fondamentale livello di organizzazione.
Ai fini della formazione e dell’incisività della proposta politica del Partito Democratico è opportuno recuperare una mappa delle competenze interne. A partire dal tesseramento cerchiamo di stimolare i Circoli e le Federazioni territoriali ad acquisire informazioni sulle posizioni professionali e sugli ambiti di studio, ma non solo, dei nostri iscritti. Diamo valore, tutto il valore che si merita, al patrimonio umano e di idee che può davvero rendere più grande il nostro partito. Facciamo in modo che ognuno abbia la possibilità di contribuire al “capitale sociale” del PD, a farlo crescere e a rinnovarlo.
Il partito delle idee che vogliamo valorizza le competenze che ha a disposizione ed è sempre a caccia di nuove energie.