Terzo Settore: la riforma in Emilia-Romagna

Terzo Settore: approvata la legge di riforma della Regione Emilia-Romagna “Disposizioni per la ridefinizione, semplificazione e armonizzazione delle forme di partecipazione dei soggetti del Terzo Settore alla concertazione regionale e locale”.

Sono intervenuto durante il dibattito in aula richiamando alcuni numeri: quelli delle 3000 organizzazioni di volontariato e delle 4000 associazioni di promozione sociale che in Emilia-Romagna sono attive grazie all’apporto di migliaia e migliaia di persone nel campo del welfare, dello sport, delle attività ricreative e della cultura.

Nella nostra terra non manca l’esperienza, e l’Emilia-Romagna è stata uno degli interlocutori più significativi nel dibattito con il Governo per la riforma nazionale del Terzo Settore. Oggi anticipiamo e rendiamo già operativi alcuni dei contenuti di quella legge nazionale.

Lo facciamo nel nome della semplificazione e della sburocratizzazione, per rendere più facile l’attività di chi consente di creare servizi e benessere per i cittadini. Lo facciamo senza rinunciare agli anticorpi contro chi (fortunatamente una ristrettissima minoranza) utilizza il volontariato a fini strumentali, per un proprio tornaconto.

La legge, in sintesi

Meno burocrazia, quindi e semplificazione delle forme di rappresentanza, razionalizzazione delle sedi, degli strumenti e delle modalità di confronto e approfondimento sui tanti temi che contraddistinguono questo mondo.

Nasce anche l’Osservatorio regionale del Terzo Settore.

L’organizzazione del sistema del Terzo Settore in Emilia-Romagna è regolamentata da due leggi regionali: la 34/2002 e la 12/2005. Con quella approvata vengono entrambe modificate e sono sostituiti l’Osservatorio regionale del volontariato e quello dell’associazionismo sociale con uno unico, l’Osservatorio regionale. Le funzioni nel nuovo organismo rimangono sostanzialmente la raccolta di dati, documenti e testimonianze e la promozione di attività di studio, ricerca e approfondimento a favore delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro regionale.

Un’ulteriore novità riguarda le Conferenze regionali, che costituiscono uno strumento di confronto e riflessione periodica sulle politiche di promozione dell’associazionismo e del volontariato, ricondotte ad un unico organismo, l’Assemblea regionale del Terzo settore.

Infine, sono abrogati i Comitati paritetici provinciali – composti da rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni di volontariato iscritte e non iscritte nel registro regionale – che sono sedi di confronto, proposta e verifica a livello locale.

A seguito del superamento delle Province si è reso necessario ripensare questi organismi a favore di altre forme di rappresentanza unitarie (quindi valide per tutto il Terzo settore) autonomamente costituite, che diventeranno l’interlocutore degli Enti locali sui temi della programmazione delle politiche di interesse del Terzo settore, in particolare in ambito sociale.

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