Reato di tortura: un futuro di civiltà e diritti

 

Il reato di tortura è previsto dagli ordinamenti di Regno Unito, Francia, Austria, Belgio, Danimarca, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia. L’Italia, nonostante abbia siglato patti internazionali tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984 che prevede esplicitamente che gli Stati che l’abbiano sottoscritta vi adeguino il proprio ordinamento introducendo il reato di tortura, non ha ancora una legge.

Discutiamo da 20 anni dell’introduzione del reato di tortura nel nostro Paese, a volte senza renderci conto di come questo fenomeno odioso e drammatico riguardi tutti noi e possa toccare le vite di chi ci è vicino. È una questione di civiltà, che va ben oltre il mero rispetto degli standard internazionali. La politica si deve primariamente occupare di questo: di diritti e di civiltà. Sono le basi, le fondamenta, per costruire una società migliore che garantisca l’uguaglianza e consenta a donne e uomini di vivere in piena libertà.

Nel nostro Paese si sono verificati numerosi casi di tortura, e addirittura l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani per i fatti accaduti durante il G8 di Genova del 2001; in quella sentenza è stata rimarcata l’inadeguatezza delle leggi italiane in proposito. L’interesse dell’opinione pubblica su questo tema è crescente: nelle scorse settimane il Guardasigilli Orlando ha ricevuto oltre 223 mila firme, raccolte attraverso la piattaforma on-line change.org, a sostegno della petizione promossa da Ilaria Cucchi che chiede l’introduzione del reato di tortura in Italia. Proprio in questi giorni, poi, il testo del ddl in materia è tornato in discussione nell’aula del Senato.

Ecco perché ho voluto sollevare il tema nelle sedi istituzionali regionali e formulare a riguardo una risoluzione che è stata sottoscritta dall’intera maggioranza di governo regionale, PD e SEL, per chiedere alla Giunta guidata da Stefano Bonaccini di attivarsi nei confronti del Parlamento affinché si acceleri l’iter per l’approvazione di un testo unico che introduca nel nostro Paese il reato di tortura, nel massimo rispetto delle Convenzioni internazionali e anche di quelle, forse meno formali ma altrettanto importanti, di civiltà e giustizia.

Facciamo in modo che, dopo aver approvato leggi come quella sulle unioni civili e sul “dopo di noi”, questa legislatura sia sempre di più la legislatura dei diritti.

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